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Per crescere meno burocrazia e servizi per le imprenditrici

Sono le principali richieste che emergono dall’indagine del Terzio Donna sull’imprenditoria femminile del terziario Lombardo. Le parole della nostra presidente, Cristina Riganti

Richiesta di maggiori servizi per le imprenditrici, difficoltà a crescere, tempo limitato da dedicare a sé stesse e difficoltà con la burocrazia. Questi alcuni degli elementi che emergono da un’indagine condotta da Terziario Donna Lombardia e Confcommercio Lombardia sull’imprenditoria femminile del Terziario lombardo.

Gli esiti sono stati presentati all’assessore regionale alle Pari opportunità Elena Lucchini dalla presidente di Terziario Donna Lombardia Lionella Maggi e dalla nostra Cristina Riganti (presidente provinciale e vicepresidente regionale). Insieme a loro il Consiglio Direttivo composto da Francesca De Lucchi (MI), Alessandra Cereda (BG), Francesca Porteri (BS) e Mariangela Tentori (LC).

«Ringrazio l’assessore Lucchini per la disponibilità all’ascolto e al confronto», dichiara la presidente Maggi.

Le parole di Cristina Riganti

«Avanzare proposte finalizzate al miglioramento della conciliazione vita-lavoro e, più in generale, delle condizioni lavorative delle donne, partendo da chi gestisce una attività fino ad arrivare alle dipendenti, passando per le libere professioniste. Questo l’obiettivo della nostra indagine da cui emerge un quadro esauriente dell’attuale situazione delle imprenditrici lombarde». La vicepresidente regionale e presidente provinciale Cristina Riganti, confida nell’utilizzo dei dati e dei pareri raccolti da parte dei referenti istituzionali, rappresentati mercoledì 19 luglio a Milano dall’assessore regionale alle Pari opportunità.

«La conciliazione», chiarisce Riganti, «è solo una delle questioni sul tavolo. Ci sono altri ostacoli da superare, come quello rappresentato dalla burocrazia che troppo spesso frena la crescita delle nostre imprese. Il Terziario Donna, con iniziative come questa, ribadisce la propria disponibilità a contribuire ad affrontare la situazione e a trovare soluzioni, perché tanto è stato fatto ma ancora moltissimo c’è da fare per permettere all’imprenditoria femminile un radicamento e una crescita senza freni. Occorrono i necessari interventi, iniziando da una serie di servizi “dedicati” alle donne lavoratrici, esattamente come accade un tanti Paesi europei».

 Il sondaggio

L’indagine è stata condotta su un campione selezionato di imprenditrici di tutte le province lombarde. Dai risultati emerge una fotografia di imprese di micro e piccole dimensioni, con al massimo nove dipendenti.

La maggior parte delle imprenditrici – 60% – ha fondato la sua impresa, mentre il 40% prosegue l’attività di famiglia. Tra gli elementi formativi ritenuti utili per il proprio lavoro, vi sono “soft skills” – capacità comunicative e intelligenza emotiva – alfabetizzazione finanziaria e nozioni di economia aziendale. Il 68% delle imprenditrici indica come principale ostacolo la burocrazia. Conciliare vita privata e lavoro e la burocrazia sono i punti più critici nella gestione della propria attività.

Conciliazione

La maggior parte delle imprenditrici dedica alla propria attività dalle 8 alle 10 ore al giorno, ma quasi un terzo lavora oltre le 12 ore quotidiane. Tra coloro che hanno figli e/o genitori, parenti anziani o con disabilità da assistere, il 40% è supportata, soprattutto da parenti, dal coniuge o da un collaboratore domestico.

La soddisfazione per il livello di conciliazione tra l’attività lavorativa e la vita privata è mediamente bassa e una netta maggioranza delle intervistate ha rinunciato nel corso della sua attività ad un’espansione del business per paura di non riuscire a conciliare tutto. Per ovviare a questa difficoltà il 70% afferma di prediligere un’integrazione in termini di servizi – prolungamento orario scolastico, assistenza domiciliare, assistenza disabili – rispetto all’erogazione di voucher.

Per sette imprenditrici su dieci investimenti digitali e modifiche al modello di business possono aiutare la conciliazione, ma la maggioranza di loro ritiene utile un percorso formativo dedicato prima di realizzare investimenti in questa direzione.

Discriminazione

Quasi il 60% delle imprenditrici percepisce una posizione di parità rispetto alle attività concorrenti guidate da uomini e solo il 30% si sente in una posizione di svantaggio competitivo. Tuttavia, metà delle imprenditrici afferma di aver assistito o vissuto in prima persona episodi di discriminazione, soprattutto da clienti e altri imprenditori, ma anche da parte di dipendenti e fornitori.

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