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Elezioni, le nostre richieste. L’Agenda per l’imprenditoria femminile

In vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, Confcommercio Imprese per l’Italia ha elaborato un documento sui temi più importanti e le urgenze da affrontare

Le richieste contenute nel documento dal titolo Le ragioni delle imprese, la responsabilità della politica. Le proposte del terziario per la prossima legislatura sono rivolte a tutti e partiti e movimenti che prenderanno parte all’appuntamento elettorale.

Sono dieci in tutto le aree di intervento selezionate da Confcommercio. Il documento si conclude con cinque agende, rivolte ad altrettante aree di intervento: Turismo; Cultura; Professioni; Giovani; Imprenditoria femminile.

Vi presentiamo un focus ogni giorno con le richieste dell’associazione. Oggi in evidenza l’Agenda per l’imprenditoria femminile.

DI SEGUITO le aree di intervento fin qui pubblicate:

Agenda giovani

Agenda professioni

Agenda della cultura

Agenda del turismo

Commercio e servizi di prossimità

Credito e pagamenti elettronici

Transizione digitale

Crisi energetica

Non nuocere alla crescita demografica

Welfare

Lavoro e contrattazione. Politiche attive e formazione

La riforma del fisco

PNRR e politica di coesione

Legalità e sicurezza

AGENDA PER L’IMPRENDITORIA FEMMINILE

In Italia, per fare impresa, 7 donne su 10 scelgono il terziario di mercato. Lo sviluppo della società e dell’economia del nostro Paese passa, dunque, anche attraverso l’imprenditoria femminile del terziario, che oggi richiede:

> il rafforzamento della dotazione del “Fondo a sostegno dell’impresa femminile” e di ulteriori misure di incentivo che prevedano priorità d’accesso per le imprese femminili;

> il potenziamento delle misure di accompagnamento – come formazione, mentoring e supporto tecnico manageriale – volte a rendere le imprese femminili solide e competitive rispetto al mercato di riferimento e per la transizione verso modelli aziendali maggiormente orientati a sostenibilità e innovazione;

> l’adeguato finanziamento dei costi di certificazione e di assistenza tecnica legati all’ottenimento della certificazione di parità di genere, affinché questo strumento sia reso accessibile all’ampia platea delle piccole e medie imprese;

> interventi che mirino al superamento del divario di genere e all’incoraggiamento del lavoro femminile, non solo per ragioni di equità, ma anche in considerazione del fatto che si tratta di leve essenziali per lo sviluppo economico e sociale del Paese;

> il rifinanziamento dei progetti volti ad incentivare i processi di sostituzione datoriale, consentendo a imprenditori e liberi professionisti di sviluppare forme di conciliazione tra vita professionale e familiare;

> la previsione di una disciplina organica con adeguate politiche familiari e di welfare, ovvero misure concernenti il lavoro di cura, nel quale il “capitale femminile” è principalmente impegnato per sopperire alle carenze del welfare pubblico;

> la revisione della definizione di impresa femminile, fissando la soglia a > 50% per la partecipazione femminile di un’impresa che si possa definire impresa rosa.

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